RITORNA SULLA STAMPA, CON LA CALURA ESTIVA, IL TEMA DELLA COMPRESSIONE DEI POTERI DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO – Avv. Giampiero De Luca

5 Agosto 2017 | By More

 

Favorita dalla canicola di questi giorni e dalla scarsità di notizie ritorna di attualità l’annosa diatriba sull’utilità della giustizia amministrativa (in ultimo è il Corsera a rilanciare la tematica con un articolo del 3 agosto:  Link Corriere 3 .8.2017).

L’accusa principale rivolta alla giustizia amministrativa è quella di essere,se non la causa, una delle concause efficienti del rallentamento e/o della mancata crescita economica dell’Italia.

La critica è sistematicamente accompagnata dall’esposizione di dati generici e non verificabili, poiché non disaggregabili da quelli che riguardano altri fattori che pure concorrono, secondo gli stessi critici della giustizia amministrativa, ad una insoddisfacente ripresa economica.

Inutile ricordare a questi censori che si accendono con l’arrivo del solleone (che non sono solo giornalisti, ma anche politici di livello, intellettuali e VIP di ogni genere rimasti insoddisfatti da un provvedimento, magari giusto, del G.A.) che allo sviluppo dell’economia di una grande potenza industriale come l’Italia gioverebbero, invece della soppressione della giustizia amministrativa (che esiste, in forme variegate, ma senza le polemiche italiane, in tutti i paesi europei e non solo) provvedimenti rivolti alla risoluzione di mali endemici della nostra economia, quali:

  • una lotta senza quartiere alla corruzione (lotta da praticare e non da declamare, come avviene oggi, attribuendo estesi e incontrollati poteri, non solo di natura tecnica, ad organismi,in tesi indipendenti, che si sostituiscono al legislatore con una messe di regole spesso inutili e formali che aggravano i procedimenti amministrativi anziché semplificarli, ottenendo così l’effetto di favorire anziché contrastare la corruzione);
  • lo sblocco dei finanziamenti per la realizzazione e l’ammodernamento d’importanti opere infrastrutturali e di sistemi a rete (strade, ferrovie e alta velocità, logistica, sistemi internodali di trasporto, reti informatiche, reti idriche, aree attrezzate per investimenti industriali ecc.);
  • una politica d’investimenti per il ribasso dei costi energetici sopportati dalle imprese che non ci tenga al guinzaglio di paesi esteri (vedi il caso della Francia che, attraverso le centrali nucleari a confine con l’Italia, fornisce a caro prezzo un terzo dell’energia che acquistiamo all’estero);
  • una pubblica amministrazione realmente efficiente (i cui organici andrebbero rinnovati quasi completamente, con l’immissione di giovani 2.0, reclutati per merito e professionalità – requisiti oggi affatto scontati – e continuamente formati e aggiornati durante il rapporto di lavoro);
  • una deregulation normativa (poche e chiare norme per chi deve investire);
  • una giustizia rapida ed efficiente da perseguire in ogni ordine di giurisdizione;
  • una tassazione ridotta e sopportabile che incentivi il risparmio e gli investimenti produttivi (e la lista potrebbe continuare a lungo).

Inutile, ancora, ricordare loro che le materie e gli interessi devoluti alla giurisdizione del giudice amministrativo afferiscono all’esistenza stessa di uno stato di diritto in cui tutti i cittadini sono soggetti alla legge e, in primis, coloro che esercitano funzioni pubbliche,i quali devono assicurare i servizi alla collettività, secondo principi di legalità, imparzialità e competenza.

Si tratta di materie ed interessi che dovranno sempre e comunque avere un giudice che ne assicuri la tutela, in ossequio al diritto dell’U.E., della C.E.D.U. ed agli artt. 24, 103, 111 e 113 Cost.,si chiami giudice amministrativo o in altro modo (ed ecco perché ci si aspetterebbe che i fautori della soppressione del G.A. indicassero,almeno, in qual modo queste materie ed interessi incoercibili andrebbero altrimenti tutelati e con maggiore garanzia per lo sviluppo economico del paese rispetto ad oggi).

I detrattori della giustizia amministrativa, anziché lavorare alla sua soppressione, potrebbero contribuire a migliorarla, sostenendo anche le iniziative costruttive dell’avvocatura su temi che involgono una più efficiente organizzazione del servizio giustizia con benefici riflessi sulla durata ragionevole del processo (l’investitore ha interesse ad una giustizia rapida ed imparziale e non ad usum delphini).

Ed allora invitiamo costoro, che spesso siedono in Parlamento, a confrontarsi su temi e proposte che non trattano mai nelle loro requisitorie e, segnatamente, sui seguenti:

  • modificare il sistema di reclutamento dei giudici (occorre chiedersi se sia ancora opportuno, ora che il giudice amministrativo è spesso il giudice dei diritti e non solo degli interessi legittimi, il suo reclutamento con un concorso di secondo grado che privilegia la provenienza dalla p.a. o attribuisce rilevanza a titoli professionali e di servizio nonché a pubblicazioni non sempre genuinamente conseguiti o prodotti);
  • prevedere una carriera nelle sezioni consultive differenziata da quella dei giudici delle sezioni giurisdizionali del Consiglio di Stato, favorendo l’osmosi dalle sezioni giudicanti alle consultive e non viceversa;
  • abolire o limitare grandemente gli incarichi extra istituzionali e ministeriali dei giudici togati;
  • prevedere forme di controllo sulla qualità dei provvedimenti giurisdizionali, anche in relazione al tasso di riforme subite, ed incentivi economici alla produttività;
  • istituire, anche per il G.A., i consigli giudiziari con la partecipazione degli avvocati alle scelte di organizzazione degli uffici e di assegnazione degli incarichi direttivi, ovvero prevedere una partecipazione delle rappresentanze forensi al Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa;
  • istituire il giudice amministrativo monocratico in materie e riti in cui la collegialità ritarda la decisione senza offrire maggiori garanzie di controllo, uniformando la giustizia amministrativa a quella ordinaria;
  • coprire i vuoti dell’organico dei giudici e delle segreterie amministrative.

Se tutte o anche alcune delle riforme e dei provvedimenti auspicati venissero attuati, le imprese sane e competitive ed i cittadini onesti si sentirebbero sicuramente più rassicurati sulla tutela tempestiva dei propri diritti ed interessi ed il sistema Paese ne trarrebbe un grande giovamento.

Abbiamo bisogno di fautori di riforme che lavorino per declinare un giudice amministrativo moderno, terzo ed indipendente, meno vicino agli interessi delle lobby politiche ed economiche, e non di predicatori della soppressione o, peggio, dall’assoggettamento totale di questo giudice ai poteri forti.

Nella qualità di associazione professionale che rappresenta una quota di avvocati amministrativisti che tutela noi diritti e gli interessi di cittadini ed imprese prevalentemente dinanzi al giudice amministrativo della Sicilia, rivolgiamo un caldo ennesimo invito di resipiscenza a coloro che con ardore,a volte iconoclasta, propongono di risolvere i problemi di uno stato di diritto malato intonandone il de profundis.

Sebbene costoro pensino (in buona o mala fede) di non averne bisogno, è necessario, anche a loro tutela, che ci sia un giudice amministrativo (o in altro modo declinato) a cui possano rivolgere una domanda di giustizia quando, iniure, subiranno la prevaricazione dei pubblici poteri (ed è presumibile che nella vita di ciascuno di noi  ciò avverrà almeno una volta).

 

Avv. Giampiero De Luca

Presidente Camera Amministrativa Siciliana

 

Category: -->Giurisprudenza, Riforma giustizia

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